
L’imposta sostitutiva che si sostituisce ad IRPEF, IRAP e addizionali nel regime forfettario ha un’aliquota decisamente conveniente, si parla infatti di:
- 5,00% applicabile per i primi cinque anni dall’inizio di una nuova attività.
- 15,00% ordinaria per tutti gli altri casi.
Ma la parte preponderante del carico fiscale nel regime forfettario è data in realtà dal pagamento dei contributi previdenziali, ovvero somme di denaro che i lavoratori devono versare ad un Ente Previdenziale per potersi assicurare una pensione futura, una volta raggiunta l’età pensionabile o il numero di anni di anzianità contributiva. Mentre per i lavoratori dipendenti, questo versamento viene fatto a monte dal datore di lavoro, per i lavoratori autonomi in regime forfettario, occorre calcolare il contributo (a meno che non lo faccia l’ente di riferimento) e versarlo alle dovute scadenze.
Calcolo delle imposte
Per prima cosa bisogna conoscere il codice ATECO attribuito alla partita IVA, per ogni categoria di codice infatti, l’Agenzia delle Entrate ha previsto un Coefficiente di Redditività.
Il Coefficiente di Redditività è una percentuale che andrà moltiplicata al fatturato incassato del periodo e rappresenta la redditività dell’attività e al tempo stesso il costo deducibile a forfait, dato che nel regime forfettario non si portano in deduzione i costi, se al codice ATECO di un professionista viene attribuito un coefficiente del 78% significa che porterà in deduzione a forfait il 22%.
Per sapere il coefficiente di redditività ci si rifà alla tabella pubblicata dall’agenzia delle Entrate:
https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/241208/allegato%2B4.pdf/d69be7fc-b18a-3c73-bd2e-b0f3c1970218
Come detto si parte dai ricavi incassati nel periodo, si applica quindi il principio di cassa e non di competenza, ciò significa, per chiarire il concetto, che una fattura emessa nel 2024 e che risulta incassata sul conto corrente nel 2025 andrà conteggiata tra i ricavi del 2025.
I Ricavi si moltiplicano per il coefficiente di redditività ottenendo l’imponibile, prima di procedere al calcolo dell’imposta sostitutiva, a questo importo, andranno sottratti i contributi, i quali costituiscono infatti l’unico onere deducibile in tale regime.
Per i soggetti in regime forfettario, l’ente previdenziale di riferimento varia a seconda della tipologia di attività svolta, al riguardo possiamo distinguere:
- Ditte Individuali (Artigiani o Commercianti) che saranno iscritti alla gestione INPS Artigiani e Commercianti la quale prevede il versamento annuo di una parte formata da rate fisse (solitamente a Maggio, Agosto, Novembre e Febbraio) e una parte variabile in base al reddito dichiarato.
- Lavoratori autonomi iscritti ad una cassa privata di categoria come avvocati, commercialisti, odontoiatri… anche in questo caso spesso i contributi hanno una parte fissa ed una variabile ma tendenzialmente hanno aliquote più contenute rispetto all’INPS.
- Lavoratori autonomi per la cui categoria non esiste una cassa privata, questi saranno iscritti alla Gestione Separata INPS la quale prevede un versamento variabile in base al reddito.
Una volta sottratti i contributi dall’imponibile si può moltiplicare la somma per l’imposta sostituiva ottenendo così il totale delle imposte da pagare inerenti l’esercizio di riferimento.
Facciamo un esempio
Un consulente in regime forfettario ha aperto la partita iva da 3 anni ed ha fatturato ed incassato nel 2024 la somma di Euro 50.000,00.
Le attività professionali rientrano nel coefficiente di redditività del 78,00%, perciò:
50.000,00 x 78,00% = 39.000,00
Poiché il soggetto non ha una cassa privata sarà iscritto alla Gestione Separata INPS la cui aliquota, in assenza di altre forme previdenziali, è pari al 26,07% perciò:
39.000,00 x 26,07% = 10.167,30 (contributi)
Il reddito netto su cui calcolare l’imposta sostitutiva sarà:
39.000,00 – 10.167,30 = 28.832,70
Calcoliamo l’imposta sostitutiva che in tale esempio è pari al 5,00% (poichè nuova attività):
28.832,7 x 5,00% = 1.441,64 (imposta sostitutiva)
In tale esempio il carico fiscale ammonta quindi a:
10.167,30 + 1.441,64 = 11.608,94
Pertanto, al consulente di 50.000,00 Euro fatturati ed incassati rimarranno in tasca:
50.000,00 – 11.608,94 = 38.391,06.
Dall’esempio, come anticipato, si può notare come i contributi incidano in modo più significativo rispetto all’imposta sostitutiva sui redditi.
Infatti dopo 5 anni di attività l’imposta sarebbe pari a 4.324,91, cioè il 15,00%, e risulterebbe comunque inferiore alla metà dell’importo dei contributi.
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